Trieste ha fatto la differenza nel mondo del caffè

L’aroma del caffè si respira nell’aria di Trieste.

All’inizio del XVIII secolo il porto accolse le prime navi cariche di caffè, provenienti soprattutto dall’Etiopia e dallo Yemen.

Vent’anni dopo, grazie all’istituzione del Porto Franco, la città divenne il principale porto dell’Impero Austro-Ungarico e uno dei porti più importanti per lo sbarco dei chicchi di caffè.

In questi anni aprono le prime botteghe dove poter degustare ed acquistare il caffè appena tostato.

Agli inizi dell’Ottocento i mastri torrefattori triestini realizzarono un’innovazione rivoluzionaria: l’introduzione del caffè miscelato.

Per questo Trieste è considerata la capitale del caffè: al suo porto attraccano ogni giorno navi che trasportano enormi quantità di caffè verde da vendere in tutta Italia.

Ma sapevate che ciò fu causato anche dalle politiche espansionistiche dell’imperatrice austriaca Maria Teresa più di tre secoli fa?

Grazie a dazi ridotti, e per emulare la casata reale che ne faceva consumo, gli aristocratici nella nostra regione fuorono  i primi a diffondere ed utilizzare il caffè.

La prima borsa del caffè nacque già agli inizi del Novecento, e l’Associazione Caffè Trieste è stata la prima associazione del settore in Italia e la terza in Europa, dopo Amburgo e Amsterdam.

Tra i suoi cronisti ci sono Ernesto Illy, Alberto Hesse, Vincenzo Sandalj, ed altri imprenditori che sono conosciuti in tutto il mondo del caffè e non solo.

 

 

PARLA PATRIZIO BRUSONI – “Chi era Alberto Hesse? Vi racconto che cosa ha fatto mio padre per il caffè”